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  • Graptemys pseudogeographica

    Graptemys pseudogeographica, nota nei luoghi d’origine con il soprannome di False Map Turtle o ‘’tartaruga falsa carta geografica’’, è una tartaruga acquatica del Nord America molto diffusa in commercio in Italia e nel mondo. Fino a qualche anno fa infatti era facilissimo trovarla in negozi di animali insieme a Trachemys scripta elegans tanto quanto, o quasi, ora si può trovare Trachemys scripta scripta.
    Oggi risulta essere meno diffusa ma comunque sempre presente.

    Commercio in Italia e areale d’origine
    Come le specie appartenenti al Genere Trachemys è una tartaruga che si adatta molto bene ai nostri climi, è pertanto opportuno (come dovrebbe essere per ogni animale esotico) evitare di abbandonare esemplari in natura al fine di preservare la loro salute e quella dell’ambiente e degli ecosistemi italiani.



    Il suo areale si sviluppa negli Stati Uniti centrali, dove popola il bacino del Mississipi e dei suoi affluenti, coprendo la superficie di più stati (in particolare Missouri e Louisiana). E’ una tartaruga che vive in corsi d’acqua a lento corso, stagni e simili, con presenza di vegetazione acquatica più o meno abbondante.
    Condivide l’areale e l’habitat con altre specie affini come Trachemys scripta.

    Tassonomia
    Regno: Animalia
    Phylum: Chordata
    Classe: Reptilia
    Ordine: Testudines
    Sottordine: Cryptodyra
    Superfamiglia: Testudinidae
    Genere: Graptemys
    Specie: pseudogeographica

    Specie e sottospecie
    Esistono una decina di specie appartenenti al Genere Graptemys. Le più comuni dopo G. pseudogeographica sono:
    G. geographica (nota come Map Turale o ‘’tartaruga carta geografica’’);
    G. ouachitensis (nota come Ouachita Map Turtle).
    Con esse può facilmente essere confusa e sono noti casi di ibridazione.
    Tuttavia queste specie sono molto meno diffuse in commercio.

    All’interno della specie sono note 2 sottospecie:
    G. pseudogeographica pseudogeographica Baur, 1890 (chiamata appunto False Map Turale);
    G. pseudogeographica kohn Gray, 1831 (chiamata Mississipi Map Turtle).
    Le 2 sottospecie si distinguono per:
    - il pattern della testa. Nella sottospecie pseudogeographica c’è una linea gialla che si ferma prima di passare sotto l’occhio, nella sottospecie kohni invece questo disegno passa sotto l’occhio.
    - l’occhio. In G.p.kohni l’iride è giallo e uniforme, in G.p.pseudogeographica l’iride è più scuro e presenta solitamente 2 puntini a lato della pupilla.
    Sono noti vari casi di ibridazione fra le 2 sottospecie e spesso non è facile distinguere, se non impossibile in taluni casi, distinguere la purezza degli esemplari.
    Le 2 sottospecie presentano caratteristiche morfologiche simili, lo stesso comportamento e vanno adottate le stesse tecniche di allevamento per entrambe.




    Caratteristiche morfologiche
    G. pseudogeographica presenta un piastrone di colore giallo (giallo ‘’sbiadito’’, non giallo vivo come per le Trachemys scripta scripta, e privo di spot), solitamente con un disegno grigio negli esemplari giovani che può sbiadire con l’età. Negli adulti il piastrone è solitamente di colore giallo uniforme.

    Il carapace di colore giallo presenta una carenatura dorsale (l’apice degli scuti dorsali è rilevato e solitamente di colore bruno-nero. La carenatura è evidentemente più accentuata nella sottospecie kohni). La parte posteriore del carapace presenta degli scuti marginali ‘’sporgenti’’ (aspetto dentellato del carapace nella parte posteriore quindi)
    Il carapace può inoltre presentare in età adulta delle macchie brune sugli scuti pleuriti. Questa caratteristica non è tipica di tutti gli esemplari.

    Il colore di testa e zampe è grigio o bruno più o meno uniforme o, più spesso, striato.
    La testa presenta un disegno di colore giallo (vedere le foto), che è tipico di questa specie e inconfondibile.

    La muta viene eseguita per distacco dei vecchi scuti, in modo analogo al Genere Trachemys.




    Dimorfismo sessuale e dimensioni
    Il dimorfismo sessuale è evidente, più accentuato rispetto al genere Trachemys.

    I maschi presentano una coda di notevoli dimensioni, inoltre l’apertura della cloaca è posta più verso l’estremità; raggiungono dimensioni inferiori rispetto alle femmine, circa la metà (10-14 cm).
    Solitamente, ma sono distinzioni morfologiche poco apprezzabili, i maschi presentano un ‘’muso’’ più appuntito.

    Le femmine hanno una coda di dimensioni più ridotte, con la cloaca più vicino all’attaccatura della coda e raggiungono dimensioni notevolmente maggiori (fino a 28 cm)

    (Generalmente gli esemplari della sottospecie kohni raggiunge dimensioni inferiori rispetto alla sottospecie pseudogeographica).





    Caratteristiche comportamentali e letargo
    E’ una tartaruga solitamente schiva e timida. Necessita di un ambiente il più tranquillo possibile per vivere la meglio.

    E’ solita effettuare basking per molte ore al giorno in natura (e anche in cattività), servendosi solitamente di tronchi e rocce affioranti.
    Si può spesso notare, in presenza di più esemplari, che si collocano uno sopra l’altro durante la fase di basking per cercare di avvicinarsi alla fonte di calore.

    E’ inoltre un’ottima nuotatrice e gradisce avere ampio spazio libero e acqua alta per nuotare.

    In natura effettua un periodo di letargo di alcuni mesi (da novembre a marzo con differenze a seconda del clima dell’anno) che dovrebbe essere replicato in cattività per mantenere gli equilibri biologici della specie. Il letargo è condizione fondamentale al fine della riproduzione.

    Principali patologie
    Questa specie è molto sensibile a patologie oculari, è pertanto opportuna garantire un ottimo filtraggio dell’acqua. I sintomi che si presentano in caso di problemi agli occhi consistono principalmente nell’arrossamento, nel gonfiore e nella chiusura delle palpebre.

    Altre patologie tipiche (comuni anche per altre specie affini) sono la micosi, la costipazione intestinale, la ritenzione degli scuti, SCUD e MOM.

    Mantenimento in cattività
    L’allevamento in cattività di questa specie può essere effettuato in un acquaterrario o, meglio, in un laghetto esterno.

    In ACQUATERRARIO deve prevalere la parte acquatica; acqua alta (sui 40 cm) con appigli, come legni semisommersi e pezzi di sughero, cosicché la tartaruga possa riposarsi all’occorrenza e se lo desidera dormire in prossimità della superficie di notte.
    La zona emersa può essere ricavata da pezzi di sughero grezzo, non trattato, di dimensioni opportune alle grandezza e al numero di esemplari.
    E’ necessario garantire un buon filtraggio dell’acqua servendosi di un filtro esterno sovradimensionato. per evitare, come già detto, patologie oculari.
    L’acquaterrario può essere in plastica o in vetro e deve avere dimensioni correlate al numero e alla grandezza degli esemplari (all’incirca per 1 esemplare dimensioni minime di 100x50x50, per 2 esemplari dimensioni minime di 120x60x60).
    E’ inoltre necessario fornire la zona emersa di lampade:
    una lampada a emissione di raggi UVB e UVA al 5% (necessaria all’assimilazione della vitamina D; questa lampada è superflua solo in caso di allevamento all’esterno nei mesi estivi);
    una spot (lampada a incandescenza. Per es. sui 40 watt per acquaterrari di medie dimensioni).
    Le lampade devono essere poste ad una distanza opportuna e non devono essere raggiungibili dalla tartaruga. La temperatura della zona emersa deve aggirarsi intorno a 30-32 gradi, non oltre e non al di sotto.
    Il fondo da utilizzare deve essere o assente o costituito da sabbia inerte (per esempio sabbia di fiume per ediliza opportunamente lavata e setacciata o sabbia di quarzo); la sabbia se usata deve avere una granulometria sufficientemente ridotta per evitare, se venisse ingoiata, costipazioni intestinali.
    Gli arredi devono essere limitati o meglio assenti (eccetto gli appigli) per evitare di occupare spazio utile al nuoto.
    Le piante acquatiche generalmente vengono divorate. Si possono utilizzare lemna, photos, bambù.



    In LAGHETTO la specie può essere allevata tutto l’anno a patto che esso sia abbastanza grande (si consiglia almeno 1 m di profondità più 15-20 cm di fondo melmoso o fangoso e non meno di una superficie di 3mx2m) e abbia un’adeguata esposizione. In caso che il laghetto prenda troppo sole questo creerà sbalzi termici eccessi fra giorno e notte. Se il sole non arriva invece la tartaruga non potrà fare basking. L’ideale è avere un’illuminazione solo parziale dello specchio d’acqua per poche ore al giorno.
    E’ bene fornire zone semisommerse (le varie profondità devono essere graduali) e appigli che vadano dal fondo alla superficie.
    E’ anche opportuno mettere molta vegetazione acquatica per offrire riparo alla tartaruga e per mantenere le condizioni dell’acqua biochimicamente idonee e stabili.
    Può essere usato un filtro per laghetti, specialmente in caso di laghetti di ridotta dimensione e con poche piante.



    In VASCONI ESTERNI la specie può essere allevata durante i mesi estivi (non in inverno se non sono interrati o opportunamente coibentati) fornendo sempre appigli, piante, zona emersa, filtraggio, ecc…

    Letargo
    Se effettuato in laghetto si devono tener presenti le caratteristiche costruttive sopra indicate. Un eventuale filtro dovrà avere opportuna manutenzione e dovrà preferibilmente essere staccato in inverno per consentire una stratificazione dell’acqua, in modo che negli strati inferiori non sia troppo fredda.
    Il ghiaccio dovrà periodicamente essere rotto almeno in parte.
    Prima di effettuare un letargo in laghetto si deve studiare bene la situazione, valutare le variabili e monitorare le temperature durante un anno intero prima dell’introduzione della tartaruga.
    Può anche essere effettuato un letargo controllato non in laghetto ma in vasca con modalità affini a quelle utilizzate per altre specie.
    Durante il letargo le temperature non devono mai scendere sotto i 4-5 gradi centigradi e i cambiamenti di temperatura devono essere graduali per garantire la buona salute dell’animale. Le temperature non devono salire e permanere al di sopra dei 10 gradi centigradi, altrimenti la tartaruga entra in attività anche se non si nutre e consuma velocemente le energie a sua disposizione.
    E’ bene pesare le tartarughe prima, dopo e, se possibile, durante il periodo di riposo.
    Patologie correlate al letargo possono essere infiammazioni delle vie respiratorie come polmonite.

    Alimentazione
    E’ una tartaruga prevalentemente carnivora, in natura si ciba di chiocciole acquatiche, molluschi, crostacei, piccoli pesci, insetti. In misura minore si nutre di cibi vegetali quali piante acquatiche sommerse, emergenti e galleggianti e di vegetazione emersa ripariale.
    Non è solita allontanarsi dai corsi d’acqua, nemmeno per nutrirsi. La sua vita è strettamente legata alla presenza degli ecosistemi acquatici.
    In cattività è bene seguire una dieta varia.

    Da piccola se rifiuta di nutrirsi si può provare a somministrare cibo vivo per stuzzicarne l’appetito come piccolissime chiocciole, lombrichi, insetti,(saltuariamente tarme della farina). Non deve mai mancare cibo vegetale a disposizione, come piante acquatiche, o comunque deve essere periodicamente somministrato (per es. insalata e verdura).
    Una volta che accetta il cibo si può passare ad una dieta basata principalmente sulla somministrazione di pesce come latterini, alborelle e altre specie affini facilmente reperibili. Apprezza molto anche i gamberi d’acqua dolce e salata. E’ bene sempre variare la dieta anche in età adulta continuando a somministrare gasteropodi acquatici, lombrichi, insetti e cibi vegetali (da adulta può cibarsi maggiormente di vegetali anche se dipende molto dall’esemplare).

    Da piccola può essere nutrita ogni giorno una volta al giorno, magari facendo qualche giorno di pausa ogni tanto.
    Da adulta è bene che gli esemplari vengano nutriti 2-3 volte a settimana) e che vengano pesati periodicamente per accertare che mantengano un peso idoneo alla loro età e dimensione.

    Esemplari soprappeso devo essere nutriti meno spesso e con cibi meno grassi.
    Esemplari sottopeso è bene che saltino, se effettuato, il periodo di letargo e vengano stimolati a mangiare e a prendere peso.

    Il pesce va somministrato intero con tanto di lische cosicché costituisca un alimento completo. Solo per esemplari baby può essere sminuzzato per stimolare la tartaruga a mangiarlo.
    Può essere lasciato in vasca un osso di seppia per integrare il calcio (un eccesso di calcio può creare comunque problemi, in genere le tartarughe sanno regolarsi).

    Riproduzione e uova
    (Chi scrive questa scheda non ha mai avuto riproduzioni in cattività, pertanto le informazioni fornite sono derivanti da varie fonti indirette quali libri sull’argomento e altre schede presenti nel web).

    La riproduzione non può prescindere dal periodo di letargo.
    La riproduzione è preceduta da una sorta di danza effettuata dagli esemplari, facilmente confondibile con atteggiamenti riconducibili a semplici questioni di territorialità.

    E’ improbabile che avvenga in acquaterrario, molto più probabile in laghetto.
    Se le tartarughe non hanno una zona di deposizione opportuna deporranno in acqua e questo porterà in breve tempo alla morte dell’embrione.
    Possono essere deposte uova non fertili dalle femmine. Le uova fertili si possono distinguere in quanto in breve tempo compare una banda bianca (in modo affine ad altre specie) e in seguito si ha una vascolarizzazione (individuabile con una procedura detta ‘’speratura’’).

    In caso di riproduzione avvengono fino a 3 deposizioni all’anno con non più, solitamente, di 10 uova per ogni deposizione. Le uova devono essere incubate (raramente nascono spontaneamente e solo in laghetto).
    La temperatura di incubazione deve essere fra 24 e 30 gradi centigradi, l’umidità dell’incubatrice deve essere elevata (può essere usato un fondo con vermiculite mista ad acqua).
    Per la nascita servono circa 2 mesi di incubazione, a seconda anche della temperatura.

    Legislazione
    Tartaruga di libera vendita.

    Fonti
    Tutte le foto sono state scattate dall’autore della scheda!

    Varie fra cui Esperienza diretta con la specie, Internet, Tartarughe acquatiche e palustri: la guida completa (Louison, Redaelli).