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identificazione pianta

Discussione sull'argomento identificazione pianta contenuta nel forum Pollice verde, nella categoria Giardinaggio; ieri ho beccato una delle tartarughe adulte papparsi uno di questi fiorellini...dato che questa piantina cresce spontaneamente in tutto il ...

  1. #1
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    Info identificazione pianta

    ieri ho beccato una delle tartarughe adulte papparsi uno di questi fiorellini...dato che questa piantina cresce spontaneamente in tutto il giardino, mi domandavo se potevo piantarne un pochino nel recinto delle baby.
    qualcuno la riconosce? mi sapete dire se è adatta ad essere consumata dalle piccole?
    vi ringrazio in anticipo...

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  3. #2
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    ciao sara! la pianta è convolvolo (meba mida in sardo) e le tarte ne vanno ghiotte! io alle mie glielo somministro senza problemi quando ne trovo!


  4. #3
    Fedelissimo
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    Anche io lo do e ne vanno pazze


  5. #4
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    grazie ragazzi!
    allora provvederò a creare un angolino con questa pianta, nel loro recinto...tra l'altro,anche se infestante, è molto carina esteticamente :-)


  6. #5
    Fedelissimo
    L'avatar di tancredi2009
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    non sarà molto infestante se la divorano xD


  7. #6
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    Citazione Originariamente Scritto da tancredi2009 Visualizza Messaggio
    non sarà molto infestante se la divorano xD
    è vero!!!


  8. #7
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    Il convolvolo può essere somministrato, chiaramente in una dieta varia


  9. #8
    eccomi!
    L'avatar di LaTrilli
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    Predefinito Re: identificazione pianta

    Convolvulus sepium
    ( dal latino “avvolgere, avviluppare”, esepium, “siepe”, a significare “che si avvolge alla siepe”)
    In Germania con il convolvolo si prepara un infuso ritenuto valido per la cura della leucorrea. Della pianta vengono utilizzate la radice, le foglie fresche o essicate all'ombra. Per preparare un infuso purgativo si pongono 10 grammi di foglie fresche in una tazza di acqua bollente. Anche per la salute del fegato viene consigliato l'infuso di convolvolo: si lasciano cinque grammi di foglie in un litro di acqua bollente per cinque minuti. Se ne bevono quindi tre tazze al giorno, di cui una a digiuno.Sostanze attive: Tannino, saliminerali, glucidi, resine.


    Miti, tradizioni e usi magici

    Si arrampicano serpentini ai tralicci, agli alberi e alle siepi, ai vecchi pozzi e ai muri dei ruderi di pietra, e invadono i prati verdissimi e i campi assolati, spargendoli di tanti piccoli e delicati calici bianchi, che si aprono a raccogliere la luce del sole, e poi lentamente si richiudono, come per trattenerla dentro e custodirla, colmati di calore luminoso.
    Sono i piccoli convolvoli, piantine considerate temibili ed infestanti dai coltivatori, che le detestano e tentano invano di sradicarle ed avvelenarle per liberare i loro campi coltivati, sebbene in realtà siano un dono delle fate dalla bellezza semplice e pura, che spesso copre tante brutture e artificialità disseminate in natura dall’uomo, avvolgendole e nascondendole dietro a foglie e fiori.
    La piantina attira molte farfalle, che volano leggere bevendo dai nivei calici il nettare dolce, mentre i bruchi vivono fra foglie e radici, ed in particolare è visitata dalla sfinge del convolvolo (Herse convolvuli), una grande falena grigia, crepuscolare e dall’aspetto inquietante. Forse è per questo se qualcuno crede che essa in realtà sia una fata misteriosa, dai grandi occhi neri e dalle vesti grigio perlacee come la polverina che ricopre le sue ali…
    Del resto non sarebbe la sola entità magica legata al convolvolo, infatti si dice che nel fiore abiti un’entità fatata maliziosa e capricciosa, che bisogna stare attenti a non far arrabbiare.
    Per via della sua crescita spiraliforme, che tende perennemente verso l’alto, il convolvolo potrebbe simboleggiare la crescita profonda spirituale ed è legato al cammino interiore, come si narra in una fiaba molto breve e semplice raccolta dai Fratelli Grimm e intitolata La tazzetta della Madonna.
    La fiaba racconta di come un povero carrettiere, che viaggiava tranquillo per la via, fosse rimasto impantanato con il suo carro, e per quanti sforzi facesse non riusciva proprio a liberarlo. In quel momento passava lì vicino la Madonna, che vedendo in che condizioni si trovava l’uomo gli si avvicinò e disse che era molto stanca e che se egli le avesse offerto un bicchiere del suo buon vino lei gli avrebbe liberato il carro. Il carrettiere accettò volentieri, ma non aveva con sé un bicchiere per il vino, così la Madonna colse un fiorellino di convolvolo, che sembrava proprio una tazzina, e glielo porse. L’uomo vi versò un po’ di vino e la Madonna si dissetò, e in un istante il carro era libero dal fango ed egli poté riprendere il suo viaggio.
    Sebbene il racconto sia stato apparentemente coperto dalla patina cristiana, è ancora possibile, e con poca difficoltà, intuire come fosse narrato in principio. Si potrebbe infatti pensare che il viaggio del carrettiere per il sentiero corrisponda al cammino di consapevolezza profonda che si svolge nelle vie interiori, il quale è costellato di ostacoli e prove difficoltose da superare, proprio come lo è un mucchio di fango che blocca il proprio carro e impedisce di proseguire. La Madonna doveva essere originariamente una Fata, simile a quelle che spesso compaiono nelle fiabe per offrire o rifiutare il loro aiuto, ovvero per donare o negare la loro preziosa Fortuna, a seconda del comportamento che rivolgono nei loro confronti coloro che esse decidono di incontrare. E dato che il carrettiere è un uomo d’animo buono e gentile, ed è felice di dare alla Fata ciò che lei chiede, ella gli concede il suo favore e come per magia gli libera la strada. In tal modo l’uomo supera l’ostacolo che lo aveva bloccato e può riprendere il suo viaggio.
    La fiaba potrebbe inoltre suggerire che alcuni impedimenti che si trovano lungo la via non possono sempre essere affrontati e superati solo con le proprie umane forze, ma talvolta necessitano del magico intervento di un’entità divina – forse richiamata e attirata da modi d’essere armoniosi e gentili – che giunge per indicare la via e per aiutare a percorrerla, o a procedere oltre certi limiti che altrimenti sarebbero invalicabili.

    Tornando al convolvolo, come ricorda l'antica tradizione fiabesca, il suo fiore è la tazzina delle fate, piccina e delicata, da cui le creature dei boschi e dei prati fioriti bevono acqua sorgiva e dolce rugiada…
    e forse imitare le fate e provare a bere dal convolvolo una goccina di rugiada donata dal fresco mattino, nella quale si sia specchiato il sole facendola brillare e facendo sembrare il candido calice ripieno di liquida luce, potrebbe avere il senso di bere la luce stessa, dissetandosi, custodendola dentro, e colmandosi del suo tepore luminoso.


    Chi getta semi al vento.....farà fiorire il cielo!


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