Grazie Rughis per avermi aperto la sezione, poter scambiare pareri con altri contributor su questo forum mi fa un enorme piacere. Dammi solo qualche giorno per organizzarmi.
L’autore in realtà dice che il letargo all’esterno può essere fatto, non lo esclude, tanto meno sconsiglia. Solo dice per varie ragioni, chi volesse, può optare per quello controllato.
Quello che dici qui a mio avviso non è corretto : “penso sia meglio poter permettere alle Thh di svolgere il letargo all'aperto normalmente come avviene in natura”.
Il letargo “normalmente come avviene in natura” è impossibile nel momento stesso in cui le testuggini vivono in cattività. Non so se hai mai potuto osservare le THH in natura, per lunghi periodi durante l’anno. Io l’ho fatto per anni, nel loro habitat, e ti dico che il giardino o aiuola in cui ospitiamo le testuggini non hanno nulla a che vedere con l’ambiente in cui questi animali vivono, si nutrono, si riparano e svernano. A cominciare dagli inespugnabili rovi e cespugli, spesso spinosi, all’interno dei quali la maggior parte dei predatori, incluso l’uomo, non si avventurano. Immagina grovigli inestricabili di spine dove è difficile vedere l’interno anche di giorno e con una torcia. Pochissimi animali riescono a penetrarvi. Io stesso a volte ho potuto osservare come una testuggine sentendosi braccata con estrema facilità riuscisse a sgattaiolare e penetrare nel rovo in profondità grazie alla sua perticolare conformazione: un animale col pelo, o ‘morbido’ come un mammifero, seppur piccolo, mai avrebbe potuto farlo. Pensa all’inverno, un predatore per quanto affamato difficilmente impiegherebbe le proprie forze per fare un lavoro immane come districarsi tra i rovi, spendendo le proprie energie, senza vedere la propria preda. I ratti ad esempio che sono i più pericolosi, specialmente durante il letargo, in una situazione di cattività, hanno vita facile con le testudo.Ed essendo molto più numerosi negli ambienti antropizzati, con facilità individuano le testudo, riparate solo da un giaciglio di fieno o piccole piante da giardino, non certo da complessi di rovi uniti tra loro, con un diametro di svariati metri. E Una voltà individuate le testudo, non devono far altro che banchettare. Ciò che noi osserviamo nei nostri giardini è una forma di adattamento in un ambiente che non è naturale. Da noi le testuggini vivono scoperte, su verdi prati, che spesso non mimetizza affatto le amiche corazzate. In natura vivono in siti consolidati da migliaia di anni dove i rischi di alluvioni, sono ridotti al minimo; ad esempio tutti gli esemplari che ho potuto osservare vivono lungo pendii e scarpate. Nei giardini che di solito sono in pianura, il rischio allagamenti alluvioni è sempre concreto, anche perché l’uomo ha pesantemente modificato il profilo dell’ambiente. Se poi aggiungiamo che nei giardini ci sono i muretti dei recinti, puoi capire, anche dalle esperienze riportare dagli allevatori, come si trasformino in veri e propri invasi dove l’acqua può ristagnare allagando tutto, anche per la cattiva gestione della acque piovane.