Citazione Originariamente Scritto da andrea13 Visualizza Messaggio
Ah quindi passano mesi in profondità senza mai risalire, capito!
Ho fatto questa domanda perché leggo che nel letargo controllato bisogna far arrivare l'acqua poco sopra il carapace della tartaruga per permettergli di alzare la testa e respirare senza dover muoversi (dimmi se sto dicendo il giusto).
In realtà se passino effettivamente mesi e mesi in immersione senza salire a respirare non è così chiaro.
In alcune specie è stato ampiamente dimostrato (come dice Marco) che esistono sistemi capillari in mucose in grado di scambiare ossigeno con l'ambiente circostante e dato che il metabolismo dell'animale è praticamente zero, prevengono semplicemente che l'ossigeno nel sangue vada a zero. Infatti il calo di peso è prossimo al nulla.

Alcune effettuano respirazione cloacale, altre sono in grado di scambiare ossigeno attraverso un organo specifico alla base della lingua (Kinosternidi) ed è stato dimostrato come in acqua anossica muoiano praticamente tutte dopo un periodo inferiore al tempo regolare di letargo. Al contrario, in acqua normo o iper-ossigenata, resistono anche 12 mesi in ibernazione. Un vero stato di animazione sospesa.

Il letargo controllato è tutt'altro paio di maniche: metti l'animale al sicuro dagli sbalzi termici in un ambiente a temperatura controllata e costante (più o meno), ma non rischi che al salire delle temperature l'esemplare riattivi il metabolismo e si trovi a corto di ossigeno.
Cosa che capita in natura e per questo si consiglia di fare laghetti dalle sponde dolci o con tantissimi appigli per la risalita; un animale che esce dal letargo è molto lento e con poche forze: una risalita verticale per di più su pareti lisce come quelle dei preformati o teli potrebbe non essere fattibile e potrebbe morire annegato.
Quindi un metro si per avere la certezza che l'acqua mantenga una temperatura di sicurezza (verso il basso), ma un metro con "intelligenza" che consenta, se e quando necessario, una risalita agevole.

Per esempio per le Trachemys, la specie più diffusa, non è stato dimostrato un organo cloacale in grado di scambiare ossigeno anche se si presume che ne abbiano la capacità; altre ricerche hanno invece studiato i luoghi di rifugio invernale di questa specie e si è visto che una gran parte degli esemplari predilige acque basse ma molto riparate (esempio: un tronco semi-affondato vicino alla riva) o radici di piante di bordo (canneti o similari); questi luoghi difficilmente congelano e offrono la possibilità di respirare.
L'unico svantaggio è rappresentato dai predatori (ratti) che si approfittano degli animali in acqua bassa per... cena.